La svolta di Washington infiamma il Medio Oriente, intervista del Corriere del Ticino ad Ali Reza Jalali




Lo scorso 8 giugno 2017 il Corriere del Ticino, quotidiano cartaceo, il più importante della Svizzera di lingua italiana, ha pubblicato una intervista ad Ali Reza Jalali sull'attacco dell'ISIS presso Teheran. Alcune riflessioni sono contingenti, e riguardano notizie pubblicate sino al pomeriggio dei fatti, ovvero mercoledi 7 giugno. 






Ali Reza Jalali, laureato in Giurisprudenza in Italia, con un dottorato in Diritto costituzionale, è un ricercatore autore di numerosi saggi. Conosce bene l’Iran dove si è trasferito da circa un anno per insegnare Diritto costituzionale ed internazionale all’Università islamica di Shahrud. Abbiamo sentito il suo parere sul duplice attacco terroristico avvenuto ieri a Teheran. Gli attentati di Teheran arrivano pochi giorni dopo la rottura delle relazioni con il Qatar da parte dell’Arabia Saudita e di cinque altri Stati della regione.
 
Vede un legame diretto tra questi due fatti?

Penso che questi fatti non solo siano collegati tra di loro, ma, cosa ancora più importante, sono collegati con il recente viaggio di Trump in Medio Oriente. Dopo questo evento abbiamo infatti assistito a un’escalation senza precedenti delle tensioni nella regione. È stata infatti messa in atto una nuova strategia americana per il Medio Oriente che chiude definitivamente l’era di Obama e della primavera araba. Si apre ora una nuova fase nella quale l’Iran deve essere affrontato non solo attraverso conflitti per interposta persona, come avvenuto in Iraq e Siria, ma anche direttamente sul suo terreno, senza più usare la strategia del bastone e della carota come aveva fatto Obama. Ora assistiamo a un confronto molto più radicalizzato.

Il ministro degli Esteri iraniano si trova ad Ankara. Che tipo di aiuto potrebbe aspettarsi Teheran dalla Turchia in questo momento difficile?

È uno sviluppo interessante da seguire, in quanto la rottura tra i Paesi arabi e il Qatar significa anche un ridimensionamento delle relazioni di questi Paesi con la Turchia che in questi anni è sempre stata più o meno sulla stessa lunghezza d’onda del Qatar. Ciò significa che oggi abbiamo tre poli in Medio Oriente: uno a guida israelo-saudita, uno siro-iraniano e un polo mediano rappresentato da Qatar e Turchia. Ora che i Paesi arabi hanno deciso di radicalizzare il conflitto con questo terzo polo mediano, quest’ultimo nei prossimi mesi dovrà probabilmente rivedere le proprie alleanze, avvicinandosi di più a Teheran. Non mi aspetto però, da questo punto di vista, un cambiamento radicale, in quanto nei conflitti in corso in Siria ed Iraq vediamo questi due Paesi su fronti opposti.

In questi ultimi mesi aveva avuto la percezione di un aumento del rischio terrorismo in Iran?

Se qualcuno mi avesse chiesto nei mesi scorsi se vi era la possibilità di un attacco terroristico di questo tipo lo avrei escluso categoricamente. In Iran periodicamente vi sono attacchi, non importanti come quello di Teheran, che colpiscono alcune zone di frontiera dell’Iran. Nessuno immaginava però che potessero essere presi di mira i palazzi del potere nella capitale.

Che tipo di reazioni ha raccolto dopo gli attentati a Teheran?

Quello che ho potuto appurare guardando i social network è che vi è stata una risposta molto appassionata, con unità di intenti. Anche persone con orientamenti politici diversi cercano di serrare i ranghi. Credo che l’unità nazionale prevarrà dopo questi attacchi, anche se qualcuno potrebbe criticare il Governo.
 
Sul fronte interno questo attacco terroristico potrebbe creare tensioni tra sunniti e sciiti?

Bisognerà vedere come le autorità gestiranno questa patata bollente nei prossimi giorni. Sarà molto interessante vedere se le autorità iraniane vorranno rendere note o meno le identità dei vari attentatori. Bisogna innanzitutto capire da dove vengono; e se fossero degli iraniani originari di alcune zone del Paese con popolazione sunnita, il rendere di dominio pubblico questa informazione potrebbe ovviamente creare del malcontento e delle tensioni. Per ora non abbiamo nessuna informazione sull’identità dei terroristi. Vedremo se si saprà qualcosa nei prossimi giorni.

A cura di Osvaldo Migotto

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