Nel giorno della “Nakba” palestinese cresce un fronte di pace e di Resistenza dal Libano all’Iran




Un incontro per parlare della Resistenza “contro le forze imperialiste”. E soprattutto un momento per ricordare la “Nakba” palestinese e la “liberazione” del Sud del Libano dalle forze israeliane. Siamo a Roma, nella sede dell’associazione islamica Imam Mahdi. Mercoledì sera è stato organizzato un incontro con Ghaleb Kandil, giornalista e analista libanese, che ha tratteggiato una panoramica della situazione in Vicino Oriente e della questione siriana, vista ovviamente con gli occhi di chi sta dalla parte della “Resistenza”, di quell’asse che va dalle forze libanesi di Hezbollah all’Iran, passando per la Siria e l’Iraq.
LA NAKBA PALESTINESE – L’occasione era la commemorazione di due anniversari storici. Il primo è quello che i palestinesi chiamano “Nakba”, catastrofe o tragedia, ovvero il giorno della dichiarazione d’indipendenza di Israele che per il popolo palestinese ha significato l’inizio dell’occupazione dei territori e della vita nei campi profughi. Il secondo anniversario è il 25 maggio del 2000 quando le forze armate israeliane hanno lasciato il sud del Libano.
TRA LE EFFIGI DI HEZBOLLAH – Tra effigi di Hezbollah e del presidente siriano Assad, l’intervento di Kandil e il successivo dibattito sono stati momenti interessanti per capire il punto di vista non solo del mondo sciita, ma di tutti quelli che si contrappongono alle politiche israeliane e americane. “Dopo la vittoria nel 2000 nel sud del Libano, c’era una teoria che circolava tra i repubblicani americani: per sostenere Israele in un momento di debolezza, gli Stati Uniti dovevano occupare l’Iraq per fare pressione sulla Siria e tagliare fuori l’Iran. Negli ultimi 13 anni tanti sono stati i progetti del colonialismo per recuperare la sconfitta di Israele nel sud del Libano, ma la Resistenza non è stata piegata – spiega l’analista libanese – Nel 2006 abbiamo assistito a una seconda sconfitta israeliana, l’embargo e le pressioni internazionali non hanno fiaccato l’Iran e la Resistenza libanese è più forte di prima”.
LA QUESTIONE SIRIANA – Per quanto riguarda la questione siriana, invece, Kandil spiega che all’inizio la presidenza siriana “aveva provato a fare le riforme per venire incontro alla richieste dell’opposizione”. Ma poi “almeno 50mila terroristi” sono entrati in territorio siriano, “aiutati dalla Turchia, dal Qatar e dai servizi segreti statunitensi”, per destabilizzare l’area. “I paesi del Golfo che ancora vivono nel tempo delle pietre, nel Medioevo, che non hanno la costituzione e non fanno le elezioni, seguono gli Stati Uniti e il colonialismo. Ma la rivoluzione dovrebbe essere progresso, non come quello che sta succedendo in Siria, ovvero rubare, distruggere, massacrare e fare la spia per il nemico”. Secondo Kandil la Siria in questo momento “sta affrontando il predominio a stelle e strisce nel mondo e tutti i futuri rapporti internazionali inizieranno o finiranno a Damasco”.
MEZZALUNA SCIITA – Nelle parole del giornalista libanese, il racconto di una recente formazione di “milizie popolari” pro-Assad con cui fermare i “complotti imperialisti” e anche la notizia che molti ufficiali che erano passati con l’opposizione stanno tornando indietro, dopo aver visto chi sono e cosa fanno i ribelli. “Assad sarà importante nella storia come Castro o Nasser. Oggi anche l’Iraq ha buoni rapporti con Siria e Iran e questo è un riavvicinamento che fa paura, ma non si tratta di quello che i nemici della Resistenza chiamano “mezzaluna sciita”. Si tratta di un’alleanza per un Medio Oriente di pace e di resistenza, fatto di sciiti, sunniti e cristiani”. Un’affermazione che ovviamente manda in tilt il ragionamento secondo il quale le guerre in Vicino Oriente sarebbero frutto di scontri religiosi tra sciiti e sunniti. “Una delle massime guide sunnite in Siria – spiegano nel centro islamico – l’Imam Bouti è stato ucciso dai ribelli perché era tra chi difendeva Assad e la sua leadership”. E anche la comunità cristiana si è schierata più volte con Damasco. Importanti spunti di riflessione per analizzare la situazione siriana.
Vittorio Romano

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