La nostra lotta e il governo rivoluzionario




L’essere umano, nella sua miseria, assurdità, violenza, incapacità, banalità, inutilità, crudeltà e nullità, può comunque ambire a raggiungere alcune vette. In pratica, può sperare, attraverso l’esercizio spirituale e una prassi corretta, di elevarsi, e approssimarsi alla vera umanità, che altrimenti gli sarebbe preclusa. L’uomo, questa misteriosa creatura bidimensionale, materiale e spirituale, può ambire a raggiungere la beatitudine mondana e metafisica, oppure può abbassarsi al livello più miserabile, assurdo, lurido. Gli effetti che l’uomo e la sua azione hanno sulla natura e sul creato poi, si ripercuotono in maniera abominevole su tutto l’esistente, in caso di condotta immorale; nel caso contrario invece, la società ha una ripercussione positiva dell’umanità, inteso nel senso più nobile del termine. L’inciviltà dell’esistenza, è uno degli aspetti salienti della miseria umana, e nulla si approssima, per negatività, alla società depravata condotta da una guida falsa e corrotta. La corruzione delle guide dell’umanità, ha quindi un effetto diretto sulla depravazione sociale. Sebbene l’essere umano si sia sempre impegnato per la realizzazione di una comunità ideale, a parte qualche rara eccezione, ciò non si è mai concretizzato. Nel mondo sono sempre prevalse l’ingiustizia e la depravazione etica, l’omicidio, il furto e il sopruso. Ma bisogna bene comprendere un punto. E’ possibile edificare una società ideale senza una guida, una leadership onesta e proba, che sia da esempio per l’intera umanità? Qualsiasi essere umano ragionevole conosce bene la risposta a questo quesito. Il bambino guarda ai genitori, l’allievo guarda il maestro, il soldato semplice guarda il comandante, il gregario guarda il capitano e il governato, il consociato, guarda il governatore, la guida, il leader. L’esempio quindi viene dall’alto, non dal basso. Se un capo, un condottiero è corrotto, non si può avere la pretesa di una società sana. Così come il soldato semplice, vedendo il suo comandante compiere un atto di eroismo, è stimolato al sacrificio, un consociato, vedendo la propria guida politica vivere onestamente, è incentivato all’onestà e alla giustizia. Ma se il capo si dedica al vizio, alla corruzione, alla malavita ecc., il governato non è di certo incentivato al buon costume, e tenderà inoltre a giustificare la propria condotta negativa, con il fatto che il governatore, colui che dovrebbe essere da esempio, è un uomo mediocre. La guida politica ha la missione storica di guidare ed educare il popolo, di indottrinarlo alla virtù civica. Tutte le forme di governo della storia sono elitarie; non esiste un vero governo democratico, in quanto, anche dove vigono elezioni, le masse eleggono dei rappresentanti, che devono governare la cosa pubblica. 




Ma in ogni caso di governo elitario si tratta; che poi questa cerchia di individui sia legittimata in un modo o in un altro, concretamente non cambia nulla. L’essere umano dall’inizio della sua storia, ha conosciuto una sola forma di governo, quella elitaria. L’unica differenza è nel comportamento di questo gruppo dirigente: in alcuni casi (la maggior parte) il comportamento delle classi dirigenti è decisamente corrotto e immorale, in altri (ma sono casi eccezionali nella storia) i dirigenti sono onesti e integri moralmente. Tutti i sistemi politici, nessuno escluso, hanno una genesi, un culmine di potere, una decadenza e un crollo. Non c’è differenza tra sistemi democratici, autoritari o totalitari. Tutti questi modelli vivono i quattro stadi suddetti. Spesso la decadenza e il crollo di un sistema coincidono con il periodo di massima depravazione sociale e immoralità tra la classe dirigente. Nella storia romana ad esempio, notiamo come il contesto sociale descritto da uno studioso dell’epoca repubblicana, sia molto diverso da chi descrive la comunità tardo imperiale, e le rispettive classi dirigenti. Il primo si concentra su aspetti che caratterizzano una società forte, dinamica, con virtù etiche, il secondo, come ad esempio Giovenale, si concentra sul vizio, sulla corruzione, sulla depravazione e sul rimpianto per l’etica della civiltà romana primordiale, ormai andata perduta. In Italia ad esempio, un sistema borghese di stampo liberale, quello dell’unità nazionale sotto la monarchia sabauda, pur essendo un modello costituzionale, fu di fatto soppiantato da un modello autoritario, ovvero dall’esperienza mussoliniana. La costituzionalità del sistema liberale, non garantì l’immortalità del sistema nel suo complesso, che di fatto fu pesantemente modificato, a favore dello stato corporativo. Ciò dimostra che il modello che è figlio diretto dello stato liberale, ovvero il regime democratico parlamentare, non può essere considerato immortale, solo perché democratico e non autoritario. Come dicevamo prima, tutte le forme di governo sono, alla prova dei fatti, elitari e destinati a perire, l’unica differenza è la condotta delle classi dirigenti: una leadership onesta, è destinata ad avere un impatto sociale positivo, a meno che il popolo stesso non sia intrinsecamente depravato e immorale. Il modello che attualmente governa le sorti dei popoli europei, quello della democrazia borghese, di stampo liberal-capitalistico, non è di certo in forma smagliante. La sfiducia della gente e dei consociati nei confronti di classi dirigenti, obiettivamente corrotte e che conducono una vita immorale (basta vedere gli scandali nei quali sono coinvolti i politici), per non parlare dei guadagni stratosferici che, in tempi di crisi, pesano psicologicamente tantissimo nel sentimento di disgusto popolare nei confronti dei dirigenti europei, peggiora la situazione giorno dopo giorno. Ma il punto è questo: fino a quando non vi sarà un modello alternativo, questo sistema, per quanto possa essere corrotto, durerà a lungo, o almeno si rigenererà, visto che un vuoto di potere non è concepibile. I vuoti sono fatti per essere riempiti, se non c’è un’alternativa credibile, il sistema si rigenererà con altre vesti. Ed ecco quindi le definizioni come “prima” o “seconda” Repubblica. 




Tale terminologia sta proprio ad indicare un sistema che muore, ma solo apparentemente, in quanto viene sostituito da qualcosa di simile a ciò che c’era anche prima. Quello che un essere umano serio e responsabile dovrebbe fare quindi, è quello di preparare il terreno per una vera svolta: ma tutto ciò come si può fare? Con le bombe? Con gli attentati? Con proteste a oltranza e con lo sfascio della proprietà pubblica? Pensiamo proprio di no. Tutto ciò, a prescindere dalla moralità o meno, non sarebbe nemmeno la soluzione, in quanto, le idee, per quanto sbagliate siano, non si combattono con le armi, ma con altre idee, possibilmente migliori. Nessuna persona di buon senso si aspetta che la nostra attività di propaganda ed educazione condurrà alla formazione di un governo elitario illuminato ed etico, nonché rivoluzionario, nel breve periodo. Per avere successo e approdare alla realizzazione del nostro scopo abbiamo bisogno di una militanza culturale multiforme e ininterrotta, poiché si tratta di un obiettivo che per natura richiede tempo. Le persone di buon senso in tutto il mondo prima si preoccupano di mettere una pietra, a partire dalla quale un altro, magari cento anni dopo, costruisca un muro, grazie al quale, dopo altri cento anni venga eretto un saldo edificio. Un tale ad esempio, chiese a un vecchio: “Perché pianti le noci, che fruttificheranno tra cinquant’anni, quando sarai già morto?” L’anziano rispose: “Noi mangiamo frutti di alberi che altri hanno piantato; noi piantiamo alberi i cui frutti saranno raccolti da coloro che verranno”. Anche il nostro operato propagandistico e la nostra militanza, culturale ancora prima che politica, avranno un risultato per i posteri. 





Non a caso Bobby Sands diceva: “La nostra vendetta sarà il sorriso dei nostri figli”. Le nostre attività sono necessarie per il bene dell’umanità, e nulla ci deve far credere che riguardino solo la nostra sfera privata. L’unico ideale che ci può spingere a continuare la via che abbiamo intrapreso è quello di avere una visione globale, complessiva, universale, che comprenda il mondo nella sua totalità, e non una visione improntata al provincialismo e al nostro orticello. Tutti siamo chiamati a questa lotta culturale e rivoluzionaria, che come armi utilizza esclusivamente l’argomentazione logica e la prassi etica.         

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